130 – Cancellieri o Barellieri? – La CISL scrive al Ministro
Andrea Orlando
Ministro della Giustizia
L’imponente processo riformatore della Giustizia che lei ha promosso due anni fa e che ha già condotto all’approvazione di importanti provvedimenti normativi che stanno cambiando la struttura organizzativa dell’amministrazione della Giustizia, a livello centrale e periferico, per produrre gli effetti sperati, ossia trasformare la Giustizia in un’amministrazione moderna, capace di fornire al cittadino servizi efficienti al pari dei paesi più civili, secondo l’opinione condivisa necessita di risorse. Innanzitutto di risorse umane. Se è vero, come è vero, che le riforme si fanno con e non contro i lavoratori, per la CISL occorre perseguire da subito due obbiettivi correlati: la realizzazione di una seria politica degli organici e la valorizzazione del personale in servizio.
La politica degli organici realizzata dai governi nell’ultimo ventennio è stata distruttiva. Il blocco delle assunzioni ha determinato in tutte le articolazioni del Ministero un progressivo depauperamento della forza lavoro che ha messo a rischio la stessa apertura degli uffici. La prima risposta che il governo in carica ha dato al problema è stata, per la sola organizzazione giudiziaria, la mobilità dalle altre pubbliche amministrazioni. Questa, attuata con la pubblicazione negli ultimi anni di due bandi e, da ultimo, attraverso il “portale” gestito dalla Funzione Pubblica, anche per ricollocare personale in esubero nelle rispettive amministrazioni (mobilità obbligatoria del personale degli enti di rea vasta e della croce rossa), è stata un rimedio peggiore del male. Ed invero l’amministrazione giudiziaria ha accolto lavoratori (in numero di gran lunga inferiore ai posti pubblicati perché la Giustizia non è più, da tempo ed a ragione, un’amministrazione ambita) i quali, sprovvisti di competenza specifica nelle materie processuali e nei servizi di cancelleria e, sovente, dello stesso titolo di studio richiesto per l’accesso dall’esterno, sono stati inquadrati, in applicazione delle tabelle di equiparazione, in figure professionali anche apicali, senza ricevere alcuna preventiva formazione. Nella sostanza gli uffici giudiziari si sono trovati a disporre di personale riqualificato nelle amministrazioni di provenienza ma non idoneo nell’immediato a svolgere le attività di istituto.
Il lavoratore giudiziario, che ha una età media di 55 anni, non ha mai avuto la possibilità di una progressione in carriera, ha visto il suo carico di lavoro progressivamente incrementarsi quasi all’inverosimile a causa dello svuotamento delle cancellerie e delle segreterie giudiziarie (da anni ed anni il personale che va in pensione non viene rimpiazzato), percepisce il salario accessorio maturato (indennità, straordinario ecc.) con anni di ritardo perché l’amministrazione centrale non convoca i tavoli negoziali sul FUA, come tutti gli altri lavoratori pubblici ha subito la perdita del potere di acquisto della retribuzione a causa della crisi economica e del conseguente blocco dei rinnovi contrattuali. Nonostante tutte queste difficoltà, spesso con sacrifici personali e familiari, questo lavoratore ha assicurato i servizi, svolgendo in molti casi mansioni superiori senza alcun riconoscimento, neanche economico. Orbene, la circostanza che nell’ufficio ha preso possesso un direttore amministrativo neppure laureato o un cancelliere, che nella sua vita lavorativa ha fatto tutt’altro mestiere, per svolgere attività di coordinamento di una sezione o di un reparto ovvero per svolgere delicate attività d’udienza senza alcuna competenza specifica (in molti casi sono operatori ed assistenti giudiziari a spiegare a questi lavoratori, che in alcuni casi percepiscono una retribuzione complessivamente più alta degli altri a parità di qualifica, come si redige un verbale, quali sono gli adempimenti pre e post udienza, come si opera al terminale secondo le nuove procedure telematiche, come ci si rapporta con l’utenza…), è stata per il predetto lavoratore giudiziario non una beffa ma una offesa perché questo lavoratore, ad oggi, non ha ricevuto alcunché di concreto dalla sua amministrazione: il bando ex art. 21 quater legge 132/15, che prevedere il passaggio nell’area terza di sole due figure professionali mediante procedura selettiva interna, ad oltre un anno dall’emanazione della legge, non è stato ancora pubblicato; la norma che estendeva la predetta procedura a contabili, informatici e linguistici non è stata ancora emanata; il passaggio degli ausiliari nell’area seconda, definito sin dal 2010, è ancora fermo al palo; il tavolo tecnico sulla revisione dei profili, che potrebbe consentire una “riqualificazione” nelle aree del restante personale, procede stancamente senza che l’amministrazione abbia prodotto, come è prassi, una sua proposta scritta; il tavolo sul FUA, che dovrà definire nuove progressioni economiche nelle aree, non è stato neanche riconvocato nonostante le rassicurazioni ricevute e le reiterate richieste delle organizzazioni sindacali.
La situazione non è più sostenibile.
La CISL riconosce l’impegno da lei personalmente profuso sin qui ma l’emanazione dell’art. 21 quater cit. e la firma del FUA 2013/2014/2015 (quota fissa) vanno considerati risultati importanti ma solo parziali. Occorre concretezza ossia che l’azione dell’amministrazione, per quanto riguarda il personale, si concentri da oggi in poi non soltanto sulle prossime assunzioni mediante concorso pubblico ma sulla valorizzazione del personale in servizio attraverso il completamento del percorso negoziale intrapreso. Pertanto ad avviso della CISL bisogna raggiungere contemporaneamente ed al più presto i seguenti risultati: la pubblicazione del bando ex art. 21 quater cit.; la presentazione alle Camere di una norma che estenda la procedura ex art. 21 quater ai contabili, agli assistenti informatici ed agli assistenti linguistici, dandone comunicazione alle rappresentanze dei lavoratori; lo svuotamento dell’area prima attraverso il progressivo passaggio degli ausiliari nella seconda area; la revisione dei profili professionali mediante riconvocazione dei tavoli tecnici e preventiva comunicazione di una articolata proposta dell’amministrazione che consenta di entrare da subito nel merito delle questioni; la rimodulazione degli organici di area e di ciascuna figura professionale; la riconvocazione del tavolo negoziale sul FUA 2015 (parte variabile) e 2016 con preventiva comunicazione di una articolata proposta dell’amministrazione che preveda anche nuove progressioni economiche per tutte le figure professionali; il rifinanziamento del FUA mediante l’applicazione delle norme da tempo emanate per tale fine (art. 1 commi 367-373 legge 24.12.2007 n. 244; art. 37 legge 15.07.2011 n. 111) e la modifica della legge istitutiva del Fondo Unico Giustizia.
Il personale è destinato ad avere un ruolo sempre più strategico nell’amministrazione giudiziaria e questo non solo perché, come è noto, le riforme camminano sulle gambe degli uomini, ma perché tale personale, anche in futuro, sarà chiamato ad un impegno maggiore nonostante le nuove assunzioni, già programmate (tremila unità in tre anni). Queste ultime, infatti, non andranno ad incrementare il numero dei dipendenti in servizio ma si limiteranno a “fotografare” la situazione esistente se è vero, come è vero, che ci sono ogni anno mille e più pensionamenti e che tale numero potrebbe incrementarsi in conseguenza delle riforme previdenziali in itinere.
L’amministrazione della Giustizia ha veramente bisogno di lavoratori motivati e (ri)qualificati e proprio per questo motivo la CISL chiede con forza l’accelerazione del percorso negoziale già intrapreso.
Confidando in un positivo riscontro e con riserva di ulteriori iniziative, si porgono distinti saluti.